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Composta dal "Galateo in Bosco" (78), "Fosfeni" ('83), e "Idioma" ('86), la "trilogia" o "pseudo-trilogia" di Andrea Zanzotto si apre a una pluralità di linguaggi e stili e prospetta vertiginosi incroci spaziotemporali in un progetto ardito che mira all'esplorazione del cosmo e del caos. All'immersione ctonia nella selva del Montello, luogo eletto da Giovanni Della Casa per la scrittura del "Galateo" e insanguinato dagli orrori della grande guerra, segue il movimento ascensionale verso le vette dolomitiche e le altezze siderali di "Fosfeni", sino all'approdo al paesaggio familiare di Pieve di Soligo in "Idioma". La disamina delle carte autografe di Zanzotto, custodite presso il Centro Manoscritti dell'Università di Pavia, permette di addentrarsi nel laboratorio del poeta e ricostruire la gestazione e la storia del trittico con grande ricchezza di dati. Ne emerge un cantiere di estrema complessità, mobile e in larga parte unitario, sottoposto nell'arco di un decennio a molteplici ripensamenti, smembramenti, e sovvertimenti strutturali. L'analisi di abbozzi manoscritti, frammenti inediti, e piani di lavoro offre illuminanti prospettive critiche sul significato profondo dei testi e delle raccolte, disvelando gli intricati percorsi genetici dell'impresa poetica più ambiziosa di Zanzotto.